Appunti di viaggio

Appunti di viaggio: DONATA

Gennaio 2012…..è la mia seconda volta in Benin. Quando l’aereo atterra a Cotonou c’è l’emozione di ritrovare le sensazioni, i colori, i suoni di un’Africa semplice e primitiva, cosi’ distante dai rinomati luoghi di vacanza con i bellissimi resorts a 5 stelle! E poi il piacere di ricevere il caloroso benvenuto di Georges ed Erik che sono i fratelli di Don Romain e membri della nostra Ong di laggiù.

Il volo da Parigi arriva tardi la sera quindi ci fermiamo a dormire in albergo e la mattina di poi ci prepariamo ad affrontare i 400 Km di strada che separano Cotonou da Parakou verso nord. Credo che questa sia la parte più dura di tutto il viaggio perché per oltre 200 Km la strada è piena di buche trasversali così profonde che sono voragini e mettono a dura prova sospensioni e coppa dell’olio delle auto e anche le nostre povere cervicali. E’ però così bello vedere scorrere il paesaggio colorato pieno di gente che cammina a piedi lungo la strada o che va in motorino in due o anche in tre o in quattro se ci sono bambini o capre o cani da trasportare… La polvere rossa è ovunque ed è quella che rimane negli occhi del visitatore fino a quando è tornato a casa e rimane anche nel naso, in bocca nei capelli….questa è l’Africa! Io non la chiamerei il continente nero, bensì il continente “rosso” perché quello è il colore che predomina! Ed è assai più bello!

Ci vuole un’intera giornata per arrivare a Parakou ed è bene farlo prima che faccia buio perché poi la strada diventa ancora più rischiosa. Al nostro arrivo al Ben Club, la struttura che accoglie noi volontari ogni volta, ci pare di essere arrivati a casa. Ho chiesto ad Erik la stessa camera dello scorso anno e questo mi dà una maggiore sensazione di familiarità. Quando ogni sera, dopo una giornata trascorsa nel visitare le varie strutture di cui ci occupiamo, torniamo al Ben Club c’è il piacere di sedersi insieme, dopo una bella doccia con l’ acqua fredda, intorno a un tavolo al lume di una candela o anche della luna, per consumare la nostra cena e bere la nostra birra tra una chiacchiera e l’altra, con i commenti dei fatti e delle esperienze della giornata. C’è dentro di noi un senso di appagamento e di pace. Poi usciamo fuori dal cancello del cortile e ci affacciamo sulla strada polverosa e lì comincia il nostro teatrino: non c’è bisogno di nessun altro intrattenimento! Prendiamo le nostre sedie e ci appostiamo sul marciapiede accanto al guardiano notturno che se la dorme sulla sua sedia e aspettiamo chiacchierando. Dal buio presto si materializzano ombre di bambini e poi altri bambini più piccoli e poi le mamme con i piccolissimi infagottati sulla schiena e si dura fatica a vederli perché è tutto scuro, i volti sono neri e non si possono vedere i colori sgargianti degli abiti. Con noi in questo viaggio c’è un ragazzo appena diciannovenne, molto estroverso e curioso della vita e grande comunicatore perché, pur non sapendo il francese, con l’aiuto di un vocabolarietto e tanta immaginazione, riesce a parlare e farsi intendere da tutti! I bambini e le ragazze sono affascinati da lui e arrivano ogni sera portandosi dietro sempre qualcun altro. E’ veramente uno spasso assistere a questi approcci!

Le giornate scorrono via veloci tra un impegno e l’altro. Il primo giorno c’è la curiosità di vedere dove è situato il terreno che abbiamo fatto acquistare per costruire il nostro nuovo ambulatorio e poi conosciamo coloro che lavoreranno alla costruzione e cerchiamo di immaginare, guardando il progetto rapportato sul terreno, come saranno le stanze una volta finite, dove è l’ingresso principale, dove la sala di attesa e dove gli ambulatori e la stanza per le degenze. Pensiamo già anche alla possibilità di ampliamenti futuri, visto che lo spazio c’è e il nostro entusiasmo ci fa sperare in un successo della struttura.

Un’altra grande emozione è stata quella di tornare all’orfanotrofio  dai “nostri bambini”. Ogni volta è sempre più bello e coinvolgente! C’è il piccolo Romain che ha commosso noi che lo avevamo conosciuto già tre anni fa: all’epoca aveva due anni e non camminava e non parlava e si portava dietro il trauma dell’abbandono e di una madre alcolizzata ed errabonda morta di stenti. Lo scorso anno aveva quattro anni e siamo state felici di vedere che finalmente camminava ma con passo incerto e i piedi girati verso l’esterno. Pareva un po’ un buffo anatroccolo! Quest’anno invece Romain ci ha accolto con passo diritto e spedito ed è stata veramente una commovente sorpresa! Le suore ci hanno detto che però per il momento non parlava, ma, tenendolo tra le braccia e cantandogli una filastrocca in francese, mi sono accorta che ripeteva le paroli finali. Magari l’anno prossimo quando torneremo troveremo che è diventato un chiacchierino. Chissà?

C’è poi la visita alla clinica ostetrica di M.me Wolo dove siamo stati accolti con calore e grandi manifestazioni di riconoscenza per quello che siamo riusciti a fare per quella semplice e povera struttura: le nuove docce e servizi igienici e l’acquisto di 10 nuovi letti con materasso e coprimaterasso in sostituzione dei miseri giacigli esistenti. L’anno prossimo completeremo l’opera acquistando gli altri rimanenti 10 letti e magari faremo anche imbiancare le pareti. E’ un impegno che prendiamo tacitamente con noi stessi perché l’anziana ostetrica non ci chiede niente, ma ci benedice in continuazione e sfoggia la sua uniforme “di gala” tutta rosa confetto! Che bella!

Il giorno in cui siamo andati al villaggio di Tourou che è veramente povero con casupole di fango e i bambini che girano laceri e denutriti in mezzo alle capre e ai polli abbiamo provato una sensazione di impotenza di fronte a tanta miseria, ma ci siamo riproposti di trovare un modo e di ottenere un aiuto, un finanziamento per realizzare qualcosa per questi poveri bambini. Forse pensiamo a un asilo per toglierli dalla sporcizia della strada…vediamo! Già in questo villaggio siamo riusciti a far battere un pozzo di acqua potabile e da 3 anni distribuiamo piccole somme di microcredito alle donne, ma ora dobbiamo pensare anche ai bambini che sono l’anello più debole della società.

Ma ci sono stati anche dei momenti di poesia quando un pomeriggio abbiamo visitato una fattoria al nord di Parakou dove ci sarebbero dei progetti di sviluppo molto interessanti sia per l’agricoltura che per l’allevamento, ma purtroppo è la solita vecchia storia……non ci sono fondi! E pensare che due volontari nell’agosto di due anni fa hanno trascorso due settimane in questo luogo su cui hanno sviluppato le loro tesi di laurea in Agraria le quali sono state molto apprezzate, ma per ora i progetti rimangono fermi con le quattro frecce! Ricordo la luce nell’aria, poco prima del tramonto e la nostra camminata nella savana verso un laghetto artificiale fatto a suo tempo per allevare dei pesci, ma ora in gran parte prosciugato e meta di animali per abbeverarsi. Una piccola gazzella è infatti fuggita via al nostro arrivo….

Non sono mancati i momenti in cui ci siamo calati nella vita locale, come le visite al coloratissimo e rumoroso mercato e la mattina che siamo riusciti ad andare in un luogo dove si svolgevano cerimonie vodun nella giornata della loro festa nazionale. Qui ci sono stati attimi di paura quando la gente ha cominciato a fuggire dagli individui totalmente mascherati che rappresentano per loro i morti viventi e ci venivano addosso! Per fortuna nessuno si è fatto male e un capo locale, vedendo noi bianchi, ci ha considerato come ospiti e ci ha fatto riparare dietro le loro sedie, così potevamo vedere ma….al sicuro! Beh, la cosa buffa è che sono stata intervistata dalla televisione locale per esprimere le nostre sensazioni e commenti su quella cerimonia. Un po’ di public relations internazionali non guastano mai!

La nostra esperienza di viaggio si è conclusa rifacendo i terribili 400 Km di strada verso Cotonou che al ritorno mi sono parsi ancora più lunghi e faticosi, anche perché il caldo era aumentato e non c’era più l’entusiasmo dell’arrivo, ma già la malinconia della partenza . Il nostro però non è stato un addio, ma solo un arrivederci al prossimo viaggio che, sono sicura, ci ritroverà sempre carichi di entusiasmo e di voglia di fare e di portare a termine i progetti.

Questa è stata la nostra Africa che non dimentichiamo e che abbiamo sempre nel cuore e nella mente e che ci aspetta e ci accoglierà ancora con un abbraccio, con il suo calore e il suo colore!